[Novembre 2004 - Forlì] Bruno Raineri

L’unica stagione della vita in cui ci è concesso di assaporare il valore e piacere della “libertà”. Padroni del proprio tempo e liberi di disporne come meglio si crede e si desidera. Senza più obblighi. Il tempo per imparare a gioire della vita, delle cose che ci stanno intorno, e che forse non riuscivamo a vedere. Un’occasione per fare quello che non si è potuto fare prima. Un'occasione per godere del tempo presente, l'unico reale, nella totale consapevolezza che il passato è passato e che il futuro è un mistero ma non bisogna temerlo. Meraviglioso il tempo della pensione! Soprattutto quando senti ancora lontano il rallentare del tuo corpo, del decadimento fisico. Ma non sai quanto è lontano. Ma sai che inesorabilmente arriverà.

Ed è così che in questo mio primo anno di “libertà da obblighi”, di svuotamento della mente da pensieri e doveri che iniziavano a recarmi solo nevrosi e ansia, di spensieratezza, di nuove esperienze ed emozioni, ho pensato anche al senso e mistero della vita in generale. La vita. C'è chi la definisce "un grande gioco", altri "un'unica grande favola che nessuno sa cos'è". Questa “lotteria” ingiusta dall'inizio alla fine e che ci concede ben poche libertà. Piena di obblighi e di regole. Che ci illude di essere padroni almeno di noi stessi. Del nostro corpo. Dei nostri pensieri. Delle nostre conoscenze. Che ci riserva sorprese e gioie, ma anche dolori improvvisi. E’ vero: “la vita è ciò che ti succede mentre stai progettando il futuro”. Ma se è vero che il futuro non è nelle nostre mani, in qualche modo lo è, anche se in parte. Il futuro non può essere lasciato interamente all’improvvisazione, non può essere lasciato al caso, deve essere progettato.



* Il passato. Il presente. Il futuro. Non siamo padroni di nulla. Nulla ci appartiene

... oggi non è che il ricordo di ieri
e domani non è che il sogno di oggi
... il presente abbraccia il passato con il ricordo
e con la speranza il futuro. KAHLIL GIBRAN

Il tempo è una strana realtà:
il passato non è più, il futuro non è ancora
e il presente non posso identificarlo nell'istante attuale,
perché questo è subito trascorso, non è più.

Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell'anima ('distensio animi').
Il passato non esiste in quanto non è più,
il futuro non esiste in quanto deve ancora essere,
e il presente è solo un'istante inesistente di separazione tra passato e futuro! SANT'AGOSTINO

Ieri? Ricordo. Storia.
Domani? Speranza. Mistero.
Esiste solo il presente.
Ed il presente consiste in un istante. Dura un niente. C’è chi dice che il presente non esiste: esiste solo l’immediato futuro e il recente passato. In questa frazione di tempo quasi inesistente può accadere un qualcosa, nel bene o nel male, che ti sconvolge la vita, nel bene o nel male. La “lotteria” della vita funziona così. Secondo dopo secondo.
Ma il passato, il presente ed il futuro non sono parti distinte una dall’altra. Si nasce senza passato. Se non i nove mesi dal concepimento, ma di questi non rimane traccia nella nostra mente. Inizia il presente che rapidamente passa al passato. E il futuro davanti a noi, sempre misterioso. Sono un continuo scorrere. Con il passare del tempo il passato si fa sempre più grande, e lo conosciamo per averlo vissuto. Il futuro sempre più corto, ed è un mistero. Viviamo solo il presente che è il futuro di ieri ed è il passato di domani. E come viviamo il presente dipende dalle scelte fatte (per noi, e poi, da noi) nel passato. Si può giudicare il passato dal presente. Il nostro stato sociale, il benessere economico, il benessere fisico, le relazioni con gli altri, gli amici, la famiglia, il lavoro, i successi, gli insuccessi, le conoscenze e cultura, ecc… sono il frutto di scelte fatte nel passato. Ed ancora, le scelte di oggi, stile di vita, ecc…, saranno determinanti per il nostro futuro. Ma in questo scorrere del tempo pesa sempre l’incognita della “lotteria”. Ed è così che dopo anni di sacrifici, di lavoro faticoso, di dolori, ma anche di soddisfazioni, di realizzazioni, e mentre stai intravedendo un futuro più sereno, all’improvviso una cellula di una parte del nostro corpo impazzisce. Ti accorgi che non riesci ad afferrare un bicchiere. Inizia un lungo calvario di sofferenze e dolori che può portarti alla morte. Forse perché già scritto in quel programma genetico ereditato e non scelto da noi? Il grande gioco, il gioco della “lotteria” prevede anche questo. Ad ogni istante, il presente, il sorteggio a te riservato può essere fortunato o tragico. E ancora. Quando tutto sembra andare per il meglio, dopo una vita irreprensibile, e quando già stai assaporando le gioie di una vita più serena, all’improvviso una di quei miliardi di reazioni chimiche che avvengono contemporaneamente nel nostro corpo e che lo fanno funzionare al meglio si inceppa per un motivo sconosciuto. Provoca l’immediata interruzione di tutte le altre reazioni chimiche. In una frazione di secondo, senza avvertire nulla, crolli a terra, mentre stai giocando a tennis, e vieni buttato fuori da questo grande gioco, o favola, dal mondo. E pensavi di essere in ottimo stato di salute. Era forse anche questo già programmato? Chissà. Una cosa è certa: la “lotteria” in quell’istante ha estratto una sorte mortale. Scopri così che siamo terribilmente vulnerabili e padroni di nulla. Nemmeno del nostro corpo. Lui è, lui funziona, lui decide seguendo gli ordini codificati in quel rimescolamento genetico formatosi nel momento del nostro concepimento. Non siamo in grado di modificare nulla di ciò che è in quel patrimonio genetico impostoci. Ciò che chiamiamo “madre natura”. E questo patrimonio genetico non è nostro, ci è stato trasmesso dai nostri genitori per loro volontà e che a loro volta l’hanno ereditato dai loro genitori. E così indietro nel tempo scopriamo che è da oltre tre miliardi di anni che viaggia, rimescolandosi e rimescolandosi per manifestarsi negli esseri viventi. Chissà, forse in me c’è ancora un gene appartenuto ad un animale preistorico, forse già estinto, ma che comunque prima di estinguersi ha avuto la possibilità di trasmetterlo ad un suo simile e così via. Poi questo gene si è trovato a far parte di un individuo diverso. L’evoluzione. Guardo la mia deliziosa cagnetta, Milù. Lei mi guarda scodinzolando. Rivolgo rapidamente un pensiero al nostro progenitore comune. Lontano nel tempo. Tutto fa parte di un tragico-meraviglioso gioco: la “lotteria”, una roulette russa, gioco iniziato tanto tempo fa. Nella storia della vita sulla terra siamo stati sorteggiati per partecipare, per un brevissimo tempo, in questo momento della storia, a questo gioco. Vincolati a ciò che potenzialmente ci è possibile fare in base a ciò che abbiamo ereditato, possiamo solo giocarci quelle poche possibilità che ci sono state concesse per cercare di vivere al meglio questa frazione di tempo che è la nostra vita. Un gioco con tanti imprevisti, belli o meno, positivi o meno, perché la lotteria, la roulette russa funziona così.

* Le stagioni della vita. Obblighi, regole e poche libertà.
Queste sì che sono ben precise e ben distinte. Ognuna con i suoi obblighi, le sue regole, i suoi diritti, i suoi doveri e i suoi frutti.

La prima stagione: quella della nascita, dell’infanzia, della fanciulezza, dell’adolescenza e dell’istruzione. Si nasce non per nostra scelta. Funziona così il ciclo biologico della vita. Si nasce maschio o femmina non per nostra scelta o scelta dei nostri genitori. A meno di manipolazioni esterne. Ma di queste non ne tengo conto. L’imposizione del nome. Mi accorgo poi che non mi piace. Pazienza me lo devo tenere per tutta la vita. Ci troviamo alti o tarchiati, belli o meno, occhi azzurri o castani, capaci o meno, forse anche delinquenti e disonesti, sensibili e così via non per nostra scelta. Ecco la prima grande inguistizia della vita: non si nasce tutti uguali. Con uguali intendo con le stesse potenzialità intellettive, artistiche, creative, fisiche ecc... Non certamente somatiche. Vorrei correre i 100 metri in 10 secondi, ma non ne ho le potenzialità. Vorrei avere una bella voce. Ma sono stonato. Vorrei avere doti musicali ed artistiche. Ma ne sono sprovvisto. Forse vorrei essere un poeta. Ma non so comporre un breve versetto di poche parole. Eppure in certe attività mi sono impegnato ottenendo, ahimè, solo modesti risultati. Eppure ci sono i poeti, gli artisti i campioni dello sport. Poeta, musicista e campione si nasce. La “lotteria”. Madre natura, quella combinazione genetica ereditata, non voluta, mi ha concesso solo di essere un essere di normali capacità. Di normali, modeste capacità ed attitudini (lo so! poteva andarmi peggio!). La “lotteria” genetica e l’ambiente in cui sono cresciuto e in cui vivo. La famiglia, la società, le nostre scelte (ecco una libertà) ci permettono solo di sviluppare al massimo le nostre potenzialità innate. Studio: sviluppo al massimo le mie capacità intellettive. Ma non diventerò mai uno scienziato. Faccio attività fisica: sviluppo al massimo le mie capacità atletiche. Ma non potrò mai correre i 100 metri in 10 secondi. Sono basso: devo rassegnarmi. Sto diventando calvo: è una questione genetica; devo rassegnarmi. Mi è concessa solo la libertà di ricorrere ad un parrucchino o trapianto.
E poi lo sviluppo, la crescita, l’infanzia, l’adolescenza. Il tempo dello studio. Degli obblighi. Tempo di ben poche libertà. E non può essere diverso. E’ la vita. L’educazione dataci dai genitori (quando ci sono!). Buona o meno buona. Non dipende da noi. La scelta della scuola. Spesso impostaci dai genitori. O ancora peggio dalle mode ed ambizioni del momento. Come impiegare il tempo libero. Che cos’è il tempo libero? E’ veramente libero? Sempre meno. Ancora i genitori. Non mi piace la danza classica. La mamma ci tiene. Non mi piace il calcio. Il babbo spera di vedere realizzato in me il sogno della sua vita. Il violino. Il piano. Che balle!!! La “lotteria”, madre natura, non mi ha concesso di emergere in nessuna di queste attività. Comunque ci ho provato. Se non altro è servito per imparare a conoscermi. Ed è giusto così. Mi sento portato per gli studi tecnici. I genitori mi impongono gli studi classi. E io allago la scuola. Stagione di obblighi. Di imposizioni. Termino gli studi. Sono pronto per affrontare la seconda stagione della vita. Fino a ieri però ancora un altro obbligo: l’obbligo del servizio militare o civile. Oggi non più.
Stagione comunque determinante per il nostro futuro. Determinanti anche tutte le scelte fatte da altri, normalmente i genitori, per noi. Non a caso spesso ci siamo sentititi dire: “lo facciamo per il tuo futuro. Lo devi fare per il tuo futuro”. Le stesse frasi noi ai nostri figli. E’ proprio così!

La seconda stagione: quella chiamata della maturità. Può iniziare a circa a venti anni se si decide di terminare gli studi dopo il diploma. A circa venticinque anni, ed anche trenta e più, se si è scelto di proseguire con gli studi universitari. Anche questa è una libertà. Spesso ancora contrastata dai genitori. Loro vogliono il figlio laureato, dottore. A volte il figlio non ne vuole sapere. E’ la fase del lavoro. Del distacco dalla famiglia. Dell’indipendenza economica (i genitori sperano!). Del mettere su famiglia. Marito. Padre. Altri e più gravosi obblighi. Responsabilità. I figli. Il difficile compito della crescita e dell’educazione di individui nati non per loro scelta (altra nostra libertà. Non la loro.). E’ il periodo del desiderio di perseguire e realizzare ambizioni nel lavoro. Del successo. Del prestigio. Della ricchezza. Nell’impiegare tutto il tempo per raggiungere questi obiettivi. Nel godere nel dire: “Non ho tempo neanche per respirare”. Ma nessuno ci obbliga di vivere in apnea. Nessuno ci obbliga di perseguire brillanti carriere, ma è giusto e lecito perseguirle. Ma ogni ambizione lavorativa ha un prezzo che si traduce in altri e più gravosi obblighi, responsabilità, stress, e sempre meno tempo libero per noi, per i nostri cari e per gli amici. La testa sempre più piena di pensieri, di preoccupazioni e di impegni, di giorno e di notte. Cominciamo a non avere più il controllo di parti del nostro corpo. Cominciano i tic nervosi. Le mani nei capelli, e forme nervose più preoccupanti. Sempre più irascibili e scontrosi. E poi una malattia di origine psichica che si trasforma in una malattia somatica e una malattia somatica che si trasforma in una malattia psichica. E di notte arrivano tutti i pensieri, ma per questa c'è il rimedio: il sonnifero.
Insofferenze e disagi anche quando si è scelto un lavoro apparentemente più tranquillo. Un lavoro che comunque concede tempo libero per soddisfare i propri passatempi preferiti.

Comunque sia, gran parte della nostra vita è finalizzata al “lavoro”. Nella prima stagione della vita si studia per acquisire conoscenze e competenze necessarie per trovare un lavoro. Poi la seconda stagione è totalmente dipendente dal lavoro. Il desidero di realizzare ambizioni nel lavoro. Di raggiungere posizioni di prestigio, di responsabilità. La ricchezza. Il tempo libero: dipende dal lavoro. Il tempo per la famiglia: dipende dal lavoro. Le ferie: dipendono dal lavoro. E sempre più il lavoro si impadronisce del nostro tempo. Spesso non ce ne accorgiamo. Ed è così che non troviamo il tempo per fare le cose che ci piacciono. Rimandiamo ad un domani ciò che non possiamo fare oggi per mancanza di tempo. Si diventa schiavi del lavoro, perché il lavoro si è impossessato del nostro tempo. E pensiamo al lavoro anche di domenica e quando siamo in ferie. Anzi sono momenti in cui si pensano strategie per far fruttare al meglio il lavoro al nostro rientro.
E qui mi vengono in mente le due correnti di pensiero: “Si lavora per vivere” o “si vive per lavorare”? Dipende da che cosa uno intende per “vivere”. Spesso capita di scoprirlo tardi e di non avere più il tempo per vivere.

La terza stagione. Finalmente! Cominciamo ad essere padroni almeno del nostro tempo. Inizia circa a sessant’anni. Fino ad oggi anche prima. Da domani un poco oltre. A questa età c’è solo una certezza: il più è stato vissuto. Ed in questo vissuto si è raccolto tutto ciò che si è stati capaci di raccogliere. Si può pensare al tempo passato ma guai rimpiangere ciò che si è fatto o ciò che non si è fatto. Si può continuare a raccogliere ancora, ma a parer mio si entra nell’ingordigia e nell’insaziabilità, nella perenne insoddisfazione. Nella convinzione: “Si vive per lavorare”.

Per la prima volta ci viene offerta la possibilità di smettere di lavorare. Di non essere più schiavi del lavoro. E’ arrivata l’ultima stagione della vita: la stagione del collocamento a riposo. Questa può essere rinviata ad un domani di cui sappiamo non esserne padroni. Rinvio dopo rinvio si rischia di morire senza aver goduto di una sol giorno di pace, di vera felicità. Si viene pagati e ci viene concesso di utilizzare il proprio tempo come meglio si vuole. Non più obblighi. Per la prima volta nella vita. Ed il tempo libero a disposizione è veramente libero e tanto ed è totalmente autonomo, non più tempo limitato e valvola di sfogo del lavoro. Per alcuni è un trauma. Non sono più quelli che sono stati: capo ufficio, direttore, dirigente, ecc.. Per questi l’annoiarsi nel rimpianto di non essere più quelli che erano diventa un dramma. L’angoscia di non sapere come riempire questo improvviso vuoto. A tanti capita così di essere vittime di infarti. Poveretti! Non per l’infarto che purtroppo colpisce anche chi ha sempre rispettato le regole della prevenzione e non si lascia cogliere dall’angoscia della scelta della pensione. Poveretti perché temo non abbiano capito nulla dalla vita vissuta e della vita.
Altri non aspettavano che questo momento. Tanto atteso. Tanto sognato. Lo sognano dal momento del loro ingresso nel mondo del lavoro. Hanno mille progetti da realizzare: viaggi, turismo, trekking, bicicletta, escursioni in montagna, il mare, la pesca. Oppure, o anche, la cultura: leggere, l’emeroteca. la biblioteca, il teatro, i concerti, i musei. Oppure, o anche, l’impegno sociale: il volontariato, l’aiuto umanitario. Ma anche il piacere di annoiarsi di tanto in tanto. Il piacere della meditazione. Il piacere della cura del proprio corpo. Questo è ciò che offre il tempo della pensione. Un tempo per “vivere” e pensare solo alle nostre passioni. Il tempo che io definisco “dei giusti egoismi”. Fare ciò che più piace e finalizzato solo al raggiungimento del massimo godimento personale. Del piacere. “Il piacere è il bene più alto”-Epicuro (mi sono avvicinato anche alla filosofia). Quello che ho potuto dare l’ho dato. Quello che sono stato capace di fare e dare l’ho fatto e dato. Ora posso stare un giorno intero a contemplare una rosa e pensare al miracolo della natura, al Creatore, perché ho tempo per farlo. Ma non solo. Poiché per me, in pensione, domani è ancora domenica, posso dedicare un altro giorno alla contemplazione di un altro fiore, oppure scegliere di andare al parco urbano a leggere un libro perché la giornata lo merita. E’ primavera. Si fa mezzogiorno. Devo tornare a casa per preparare il pranzo. D’altronde si mangia anche di domenica. Però, poiché domani è ancora domenica posso tornarci. Mi sveglio. Che bella giornata! Cambio programma: vado a fare un giro in bici. Devo solo decidere se in bici da corsa o in mountainbike, al mare o in collina. Oppure. E’ inverno. Fa freddo e piove. Non importa. Non ho obblighi. Sto in casa al caldo a leggere. Posso anche navigare in internet. Mi collego ai siti web della conca ampezzana. Il mio paradiso. Alle web cam delle dolomiti. C’è neve. Le piste del fondo sono pronte. Che bello! Comincio a preparare i bagagli. Posso partire subito o domani. Vado a trascorrere qualche giorno in quel luogo avvolto da magica atmosfera tutto l’anno. Arrivo. Troppo bello! Perché solo qualche giorno? Ne approfitto. Posso pensare di fermarmi di più. Ma domani è lunedì! Non per me che sono in pensione. Per me la settimana è fatta di sole domeniche. E voglio vivere intensamente ogni “oggi” perché so che ”oggi” è il primo giorno del resto della mia vita. E posso viverlo intensamente, al meglio perché è domenica. Un giorno di festa. E domani? Il domani è sempre un mistero. L’unica cosa certa è che non devo andare a lavorare e posso viverlo nel modo più godereccio. Sempre che la “lotteria” non abbia già pensato ad un qualcosa per me. Ma ciò fa parte della vita!?!


>>> Una società fondata sul lavoro non sogna che il riposo [Leo Longanesi]

57 anni e 35 (31+4) di contributi. Dal primo settembre 2003 sono in pensione. Il primo anno dicono essere il più difficile. Forse lo è stato e lo è per alcuni. Certamente non lo è stato per me. Né un rimpianto. Né un pentimento. Eppure ho avuto la fortuna di fare per 31 anni un lavoro che mi ha divertito e che mi ha riempito di soddisfazioni e gratificazioni. Di aver fatto un lavoro che sono solito definire, e anche scritto, "il mestiere più bello del mondo" (in: I miei 31 anni d'nsegnamento). Un lavoro che mi ha concesso molto tempo libero per i miei passatempi. Mi sono accorto, poi, che anche quel tempo non era veramente libero.

E’ stato un anno ricco di nuove esperienze, di nuove sensazioni ed emozioni. Ho scoperto in che cosa consiste vivere serenamente e senza angosce, il gioire delle piccole cose della vita e quindi provare il piacere nel farle.
Ho letto tanti libri quanti non ne ho letti nella mia vita. Quasi! [libri letti]. E tanti sono già in elenco per essere letti. Letture più diversificate rivolte ai soli miei interessi e curiosità ed arricchimento personale. Non più per un arricchimento professionale e culturale da trasferire poi ad altri. Ho intensificato le mie passioni: il jogging, l’escursionismo nelle dolomiti, la bicicletta da corsa, la mountainbike. Ne ho avviate delle nuove, sempre più emozionanti, esaltanti e coinvolgenti: lo sci da fondo e le ferrate, sempre in quella conca dolomitica dove il Creatore si è espresso al massimo e dove, grazie ai consigli di un carissimo amico, ho creato un mio rifugio dove posso andare quando voglio ed in qualsiasi momento dell’anno (tranne il mese di novembre) e lì immergermi in quella natura magica che mi consente di raggiungere stati di serenità indescrivibili. A queste mie passioni ho dedicato anche un sito web.
Tutto questo senza l’angoscia del tempo limitato. Senza alcun pensiero di impegni e responsabilità lavorative. Di riunioni, di incontri e, negli ultimi anni, di sole amarezze. Che bello poter dire: "Non ho fretta. Ho tempo da perdere."
Ma ciò che più mi ha sorpreso in questo anno di profondi cambiamenti della mia vita quotidiana è la serenità interiore raggiunta che ha provocato profonde trasformazioni nel mio carattere e modo d’essere. Non più irascibile, a volte nevrotico e scontroso, facile al cambiamento d’umore, e, soprattutto, è sparita quella abitudine morbosa di giocherellare con i capelli, quel tic nervoso chiamato tricotillomania che, con alti e bassi, mi ha sempre ossessionato sin dall’età di quattordici anni, gli anni in cui si comincia ad avvertire l’angoscia per gli obblighi e i doveri che la vita ci impone.
Ho notato anche un cambiamento nei miei rapporti affettivi con le persone a me più care e meritevoli d’affetto: la moglie, i figli, i famigliari, gli amici. Non solo: l'ingresso nella nostra casa proprio in questo anno, non a caso, di una deliziosa creatura di nome Milù, ha contribuito ad aggiungere altra gioia e serenità alla mia vita di pensionato. A lei ho potuto dedicare tempo ed affetto che altrimenti non avrei potuto. Sento che la serenità porta ad amare in modo più intenso e vero. In più occasioni ho avvertito la sensazione del raggiungimento del desiderio ultimo della vita, quello della felicità. Allora: “meravigliosa la pensione!”.
Al potenziale lettore di queste mie considerazioni, riflessioni ed esperienze, voglio dedicare questa bellissima poesia: "Ti auguro tempo".


Non sono riuscito a correre i 100 metri in 10 secondi. Pazienza! Ma ho fatto talmente tante altre cose esaltanti e gratificanti, ho provato talmente tante e diverse emozioni, ho cercato di dare tanto amore alle persone a me più care ed al lavoro che ho fatto, ho ricevuto altrettanto tanto amore e stima che se madre natura mi permetteva di correre i 100 metri in 10 secondi forse non avrei avuto altro che questa soddisfazione e gloria per poco tempo. Forse! Nell’incertezza ringrazio la “lotteria” (il destino) di avermi finora privilegiato.

Ogni "Oggi" è un dono:
è per questo che lo chiamiamo "Presente"....


E domani? Mistero. Ma se mi verrà donato anche il domani, lo inizierò con un’oretta e più di jogging e ginnastica al parco urbano, come faccio quasi tutti i giorni da quando sono andato in pensione. E poi chissà, una bella passeggiata con Milù al giardinetto della Rocca di Ravaldino.

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30 novembre 2004: mentre ero pronto per mettere in rete questi miei pensieri e riflessioni sulla vita, le sue stagioni e il tempo della pensione, la "lotteria" della vita ha deciso di estrarre per me (e i miei famigliari) un altro tragico numero: mi ha portato via Milù. Tutto si è verificato in quel solito istante dove più fatti concomitanti provocano una reazione inaspettata che può portare alla tragedia. Mi è scappata improvvisamente, mentre le stavo allacciando il guinzaglio, per raggiungere nell'altro marciapiede una cagnetta e la sua padrona che lei adorava in modo particolare. Un tonfo. La morte me la portata via.
Con le lacrime che mi accecano gli occhi e i singhiozzi che mi strozzano la gola ripenso all'anno vissuto assieme a Milù. Anche lei ha contrubuito al raggiungimento di quella serenità sopra ricordata. Quanto AMORE ha saputo regalarmi! Quanta felicità sapeva trasmettermi! E tutto questo perchè abbiamo avuto il tempo per conoscerci e per godere uno dell'altro
. [Milù]

Ho accennato alle inguitizie della vita, sin dal concepimento, e alle poche libertà che ci concede. Ingiusta è pure la morte: arriva per tutti, ma con tempi e modi diversi. La "lotteria", la "roulette russa": fanno parte della vita. Sono la vita.

Anche con questo dolore ed in attesa del prossimo sorteggio a me riservato, voglio riprendere a volare e continuare a cercare il piacere in tutto ciò che mi circonda. Ma dolori dopo dolori, intercalati da momenti di gioia, serenità e felicità, stanno sottoponendo il mio corpo a dura prova. Mi sento sempre più debole e indifeso. Eppure non devo arrendermi, non devo smettere di volare nei miei entusiasmi. Ho il tempo (?) per farlo e lo farò.

2 dicembre 2004 - Bruno Raineri

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Come la vita tutto ha un principio e una fine. Tutto è destinato a sparire nel nulla. La vita è fatta da un momento seguito e sostituito da un altro momento. Ogni momento è il presente. Quando in un momento ci succede qualcosa che ci piace, che ci fa gioire, questo momento è meraviglioso e noi sperimentiamo la felicità. Tuttavia nel momento successivo può accadere qualcos'altro che immediatamente annulla l'emozione precedente e ci fa sperimentare la disperazione, il dolore, la tristezza. Ma anche questo passerà.

La vita è così. Dobbiamo accettarla così com'è. E spesso non è come vorremmo che fosse. Dobbiamo arrenderci alla realtà della vita. E la morte è l'ultima realtà della vita terrena.
Tutto passa e va.

9 dicembre 2004 - Bruno Raineri

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Oggi il quotidiano il "Resto del Carlino, cronaca di Forlì" ha pubblicato la lettera di ringraziamento che ho voluto rivolgere al ragazzo che mi ha aiutato nel momento tragico di ciò che è accaduto a Milù il 30 novembre scorso, nel viale 2 giugno, all'altezza del numero civico 25 e circa alle ore 13.30.
Il titolo da me proposto era: "AMORE - DOLORE - BONTA' ". Ma il giornalista l'ha modificato in: "BUON CUORE - Grazie al ragazzo che mi ha aiutato", e poi la mia lettera:
"Con questa lettera desidero sentitamente ringraziare quel ragazzo, a me sconosciuto, che si è fermato e si è offerto di accompagnarmi con la mia cagnetta Milù stretta al mio petto, in un tentativo di disperata corsa di speranza all'ambulatorio del veterinario, situato oltre San Martino in Strada. Questo ragazzo ha avuto il buon cuore e la compassione di aspettare con me il triste responso del veterinario e poi di accompagnarci a casa in preda alla mia disperazione. Nel ricordo di quanto amore Milù sapeva donare, e per amore è andata incontro alla morte, nel rispetto del dolore che ancora attanaglia il mio cuore, voglio ricordare ai lettori quanta bontà c'è ancora in alcune persone pronte a prestare aiuto a uno sconosciuto affranto da improvvisa disperazione. A questo meraviglioso ragazzo va tutta la mia gratitudine. In un improvviso sfortunato evento doloroso, ho avuto la fortuna di incontrare un cuore pieno di immensa bontà e sentimento. Grazie ancora".

Bersagliati da notizie di indifferenza verso il prossimo, di torture e maltrattamenti agli animali (e non solo!), di abbandoni, ecc... ho voluto scrivere e rendere pubblico il ringraziamento di cui sopra anche per ricordare ai lettori che fra tanta cattiveria, e sempre più diffusa indifferenza ed egoismi, esistono ancora la bontà e i nobli sentimenti. Non vorrei, come sinceramente temo, che quest'ultimi siano veramente rari e destinati a diventare sempre più rari. Se così è, in quel tragico momento sono stato veramente fortunato.

10 dicembre 2004 - Bruno Raineri

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Sono nel periodo dedicato a Schopenhauer: la sua vita e la lettura di alcuni sui libri e massime. Indubbiamente di notevole interesse le sue riflessioni, valutate nel contesto del suo periodo (1788-1860) e di un filosofo maestro di pessimismo. Consiglio la lettura delle massime relative al"L'arte di essere felici", sotto certi aspetti anche l'esilarante (per il nostro tempo) "L'arte di trattare le donne", ma soprattutto "La saggezza della vita", dal quale sono tratte diverse massime presenti nel primo libro consigliato.
Ebbene, ho ritenuto opportuno aggiungere questa parentesi alle mie convinzioni sulle " Le stagioni della vita...e il tempo della pensione" in quanto ho ritrovato in "La saggezza della vita" passaggi a sostegno dei miei pensieri e riflessioni. Riporto quello da me ritenuto altamente concorde su quanto ho riportato sopra.

A pag. 59 Schopenhauer, in riferimento a chi possiede un patrimonio guadagnato (ed io intendo qui la pensione) o ereditato, afferma:
"E' infatti un vantaggio inestimabile....poter vivere tranquillamente in piena indipendenza, cioè senza dover lavorare; questo significa essere infatti esenti e immuni dall'indigenza e dal tormento che affliggono la vita umana, esser quindi emancipati dalla schiavitù generale, questo destino naturale dei figli della terra. Solo in virtù di tale favore del destino si nasce (io intendo qui: si entra nel tempo della pensione) veramente liberi,...., signori del proprio tempo e delle proprie forze, e si può dire ogni giorno: "Il giorno è mio".

Poi a pag. 114 afferma:
"...accediamo al mondo pieni di pretese di felicità e di piacere e coltiviamo la sciocca speranza di realizzarle. Di regola, però, il destino non tarda a giungere, ci afferra bruscamente e ci insegna che nulla ci appartiene, poiché è lui il padrone di tutto, in quanto ha un diritto incontrastato, non soltanto su ogni nostro possesso e acquisto, su moglie e figli, ma persino su braccia e gambe, occhi e orecchi, anzi addirittura sul naso che sta in mezzo al volto".

A pag. 190:
"Sulla differenza delle età della vita": "Se poi la salute è buona, tutto sommato il peso della vita è davvero più leggero che in gioventù: il lasso di tempo che precede l'inizio del declino e dei disagi che sono propri della vecchiaia avanzata, viene quindi chiamato "gli anni migliori".

A pag. 195 troviamo:
parlando sempre "Sulla differenza delle età della vita" e della età avanzata (allora non si parlava dell'età della pensione): "La noia si manifesta solamente in coloro che non hanno conosciuto altri piaceri se non quelli sensuali e sociali, che non hanno arricchito il loro spirito e sviluppato le loro forze (intende le forze intellettuali)".

Il libro è ricco di altri riferimenti e considerazione al fine del conseguimento della "felicità". Ma essere "signori del proprio tempo", questa è la condizione principale.


24 febbraio 2008 - Bruno Raineri

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Sto leggendo un libro che mi affascina molto: "GOG" di Giovanni Papini. Di questo scittore della prima metà del novecento sto leggendo molti suoi libri perché fonte di profonde riflessioni. Ebbene in "GOG" a pag. 155 (della mia edizione del 1941) c'è una apologia intitolata "Nulla è mio" dove in modo più approfondito ed elegante è espresso il mio pensiero sul "Non siamo padroni di nulla. Nulla ci appartiene".
Caro Mattia se mai arriverai a leggere queste mie note, ti invito a leggere Giovanni Papini quando sarai nell'età giusta. Tantissimi suoi libri, anche del suo tempo, li troverai nella biblioteca che probabilmente a te resterà.

23 febbraio 2010 - Bruno Raineri
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Le stagioni della vita ... e il tempo della pensione
Bruno Raineri [Novembre-Dicembre 2004]