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IN MEMORIA DI ORAZIO (Cicci)
- 1 GENNAIO 1935 - 1 MAGGIO 1996 -


Ciao Cicci!

Febbraio 2012: sono trascorsi quasi sedici anni dalla sua morte.

In occasione della morte dei miei genitori, di Franco e di Delia, ho dedicato a loro un ricordo, uno scritto per esternare il mio dolore, il mio saluto. Per Orazio, il primo della famiglia che ci ha lasciati il 1 maggio 1996 dopo una lunga sofferenza, non ho mai scritto nulla. E questo non aver a lui mai rivolto un mio pensiero mi ha sempre turbato, sempre più con il passare del tempo. Ebbene, da alcuni mesi, dopo troppo tempo, questo turbamento in me cresciuto si è tramutato in bisogno, necessità, desiderio intenso di scrivere di lui, di ricordarlo, non per colmare un vergognoso vuoto, ma per ricordare un fratello, di me più grande di undici anni, di cui ricordo poco nei miei anni della fanciullezza, ma tanto con il passare degli anni.

Non riesco ad immaginarmelo nei suoi anni di ragazzo, di adolescente. So quel poco che ho raccolto di quando in quando dai racconti e aneddoti sentiti dai miei genitori e fratelli. Ma non lo ricordo in quei fatti.

So essere stato un discreto dilettante ciclista. Di aver corso con dei campioni quali Pambianco e Baldini, suoi amici fino al giorno della sua morte. So essere stato di carattere che alternava momenti di grande allegria e fervore, a momenti di nervosismo, tensione e malumore, che rapidamente superava per ritornare allo stato precedente gioviale. Comunque sempre pronto alla battuta spiritosa e cordiale con tutti.
Ho sempre pensato, e ne sono convinto ancora oggi, che questo suo carattere era da imputare al lavoro stressante e faticoso che ha sempre fatto per quasi tutta la sua vita: il lavoro di nostro padre, il camionista. Lavoro impegnativo che consente pochi momenti di distensione e di recupero dalla fatica. Quasi sempre lontano da casa con il proprio mezzo. Ho anche la certezza che se negli anni in cui correva fosse stato adeguatamente sostenuto a livello famigliare e con un lavoro che gli avesse consentito allenamenti ed alimentazione adeguati, sarebbe stato in grado di raggiungere risultati lusinghieri, di diventare un buon professionista.

Ricordo Orazio, ma per tutti Cicci, sempre impegnato nel lavoro. Cicci non poteva che morire il 1 maggio, festa del lavoro, festa dei lavoratori.

Ricordo Cicci fratello e persona di grande altruismo e magnanimità. Persona di grande generosità. In sua presenza o compagnia conoscenti, amici, parenti o famigliari, raramente riuscivamo ad offrire qualcosa, da un caffè ad una cena. Sempre lui il primo ad offrire e con convincente insistenza.

Ricordo Cicci enormemente attaccato alla famiglia. Un immenso amore lo legava ai figli Roberto e Roberta e alla moglie Renata. Lo sottolineo perché ho sempre avvertito questo suo amore per la famiglia molto più grande del naturale amore che un padre nutre per i propri figli. Ma a grande amore, corrisponde, in alcune situazioni, grande dolore.

Amante dello sport, grandi soddisfazioni ha avuto da Roberto nello sci alpino. Dotato di un fisico forte come il padre, Roberto è riuscito ad emergere in questo sport. E Cicci ne era orgoglioso e disposto a qualsiasi sacrificio pur di dare al figlio tutte le opportunità necessarie per migliorarsi ed emergere. Ricordo che Roberto ha gareggiato con un ragazzino di nome Tomba, che poi è diventato quel che è diventato in questo sport. Mi è stato detto anche che Roberto gli teneva testa, manifestava doti se non superiori, sicuramente altamente competitive con il ragazzo Tomba. Poi le cose sono andate diversamente.

Ricordo Cicci speranzoso di vedere in me realizzarsi i suoi sogni di atleta ciclista. Ha provato ad avviarmi al ciclismo. Ci ho provato, ma, ahimè, dotato di un fisico, anche se più alto di lui, incapace di sostenere le fatiche che la pratica di questo sport richiede. Ho dovuto ben presto desistere.

La morte se l’è portato via all’età di 61 anni. Proprio all’inizio di una sua scelta di vita in cui aveva deciso di ritirarsi dal lavoro e di lasciare le responsabilità dell’attività avviata da alcuni anni, produzione di prodotti per l’edilizia, al figlio. Aveva ripreso la sua vecchia passione, la bicicletta da corsa. Di quando in quando scalava in solitario la Rocca delle Caminate, quelle salite che da giovane tante volte aveva percorso in allenamento con gli amici di squadra e in corsa. Ancora oggi un vicino di casa di allora ricorda quel Giro di Romagna dilettanti in cui Cicci transitò per primo in cima alla Rocca seguito da un altro ciclista, di nome Mussolini. Poi in discesa, essendo Cicci più lento, fu distanziato arrivando secondo a Lugo. Era uno scalatore. Mi è stato spesso raccontato che in allenamento sfidava gli amici nello strappo della Bazzola della Rocca delle Caminate. Lui superava il muro pedalando con le mani dietro la schiena. Straordinaria potenza!

Da alcuni anni mi sono avvicinato molto alla fede. Come Cicci aveva, ho l’abitudine di alzarmi molto presto al mattino, e quando dico presto non pensate alle sei del mattino, ma molto molto prima. Ebbene, in queste ore leggo testi sacri, medito e prego, non per me, ma per i miei cari, famigliari, parenti e amici, ancora in vita e molto anche per i miei cari non più con me. Li ricordo tutti, in ordine cronologico di chiamata da parte del Creatore. Ricordo anche la sorella Bruna che non ho conosciuto. E quando ricordo Cicci, termino la preghiera a lui dedicata con queste parole: perdonami Cicci!

Ringrazio lo Spirito Santo che mi ha guidato nel colmare questo vuoto.

Ciao Cicci, e grazie per tutto quello che mi hai dato. Io, forse, ti ho dato solo delusioni!

Bruno



NOTA: nel diario di Benedetta Bianchi Porro ("Oltre il silenzio - Diari e lettere di Benedetta Bianchi Porro"), nei ricordi relativi alla sua presenza in Casticciano nel 1944, si legge: ".... Gabriele e Orazio hanno messo un'oca sott'acqua; è mancato poco che morisse. ...". Benedetta a quel tempo aveva otto anni e Orazio (Cicci) ne aveva nove. La Chiesa di Casticciano era certamente il luogo di ritrovo dei bambini del luogo. Per Cicci, anche se allora la famiglia si era trasferita alla Fratta, era certamente un luogo frequentato quotidianamente anche per la presenza, nel dirupo verso Bertinoro nei pressi della chiesa, di un rifugio antiaereo scavato anche da mio padre dove la mia famiglia e altre trovavano riparo durante i bombardamenti (*). Ebbene, mi viene da pensare che quel ragazzetto di nome Orazio ricordato da Benedetta si tratti proprio di Cicci.. Delia, mia sorella, raccontava, che nei pressi dell'ingresso della canonica c'era una grande pozza d'acqua abbastanza profonda dove lei una volta era scivolata e aveva rischiato di annegare. Ancora: Orazio, nome assegnatogli da don Sebastiano, non penso fosse frequente allora come non è frequente oggi. Le coincidenze ci sono per pensarlo. Chissa!

(*) L'ingresso al rifugio della famiglia di Benedetta, e di quella che l'ospitava, è ancora ben visibile nel dirupo sotto la casa colonica - ora di altro proprietario e ristrutturata con estreni color giallo - lungo la strada che dalla chiesa scende verso il piccolo Cimitero e il torr. Ausa. A quel tempo lo stradello che conduceva alla casa colonica era fiancheggiato da numerosi cipressi, alcuni ancora presenti.

Forlì: 23 febbraio 2012




Cervia estate 1965. Da sinistra: Bruno, Franco, Giovanna, Orazio (Cicci) e Delia

Orazio e Franco. Metà anni '50


Maggio 1962. Dal berretto alla bici tutto acquistato da Cicci per me. Tutto inutile!

Pagina del sito: http://www.brunoraineri.it/home.htm